è nato il blog degli anfibi, di cui ho parlato in qualche post fa: www.anfibi.org. Ancora in fasce, si sta plasmando come un qualsiasi organismo degno di questo nome, grazie all’ambiente in cui sguazza e all’imprinting dei suoi moltissimi genitori (che ancora si stanno un pò studiando tra loro… ma questo è un bene). Anfibi, come a dire “ne carne ne pesce”, ma neanche nel mezzo dove si suppone stia la verità, bensì un passo oltre: un ibrido che non è composto da “porzioni” ma che è l’insieme sinergico delle parti. Vabbè, volevo farla difficile, la cosa mi divertiva. Gli anfibi, che non sono ovviamente l’articolo di pelletteria che molti calzano dolorosamente ai piedi facendo finta di stare comodi, sono un popolo giovane e coraggioso: molti arrivano dal mondo della ricerca, buona parte è ora giornalista o comunicatore, una porzione discreta opera nel campo della ricerca nella comunicazione della scienza. Il movimento è alquanto trasversale anche sul territorio italiano e, soprattutto, nasce dal basso, con l’entusiasmo, la voglia e la professionalità che non si trova facilmente altrove, dove ingessamenti vari impediscono al buono di venir fuori. E’ una sfida da raccogliere, per chi ancora crede che in Italia molto si possa fare se veramente lo si vuole fare e la vita lo ha portato ad operare nel campo della comunicazione o della ricerca scientifica. E’ un invito ad uscire e ad affacciarsi sullo stagno: chi non si vede non c’è. Insomma, ora che lo stagno c’è, un peccato perdere l’occasione di lanciare la famosa pietra nello stagno…
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