Interessante la riflessione di Venkatesh Rao su RibbonFarm (The Stream map of the world): la globalizzazione comprende un processo liquido, fatto di fiumi di persone che creano nuovi percorsi internazionali, guidati da un senso di appartenenza che non è locale ma globale. La lettura dell’articolo è molto interessante, una ventina di minuti ben spesi.
La metafora aiuta a formulare una serie di considerazioni non banali: la globalizzazione come processo dinamico continuo e non come una forza che appiattisce e uniforma il pianeta. Credo che la globalizzazione abbia entrambe le anime, in concorrenza e in sinergia. Il flusso fisico di persone e prodotti e virtuale di pensieri e idee percorre il mondo, con percorsi talvolta veloci, talvolta ardui, talvolta lenti e continui, come quelli descritti da Rao. E’ un processo che tenderebbe all’omologazione, per una questione di istinto di conservazione e autodeterminazione. Ma lo stesso istinto può trovare la via nella contaminazione culturale che crea nuovi fiumi, con caratteristiche sempre diverse e così via, forse all’infinito. L’omologazione non è necessariamente una strada più facile da percorrere per questi fiumi, ne sono convinta. E internet aiuta a creare anche dei by-pass che complicano ulteriormente il quadro, creando reti sempre più fitte, con percorsi che deviano e intersecano quello principale.
Il volo può apparire un po’ pindarico, ma non è così male, con una ventata di ottimismo che di venerdì non guasta mai, pensare che il mondo sia percorso da fiumi di cambiamento e sia troppo grande per l’omologazione. Per dirla in altre parole, le solite: finché c’è rete (fluviale) c’è speranza.
La metafora aiuta a formulare una serie di considerazioni non banali: la globalizzazione come processo dinamico continuo e non come una forza che appiattisce e uniforma il pianeta. Credo che la globalizzazione abbia entrambe le anime, in concorrenza e in sinergia. Il flusso fisico di persone e prodotti e virtuale di pensieri e idee percorre il mondo, con percorsi talvolta veloci, talvolta ardui, talvolta lenti e continui, come quelli descritti da Rao. E’ un processo che tenderebbe all’omologazione, per una questione di istinto di conservazione e autodeterminazione. Ma lo stesso istinto può trovare la via nella contaminazione culturale che crea nuovi fiumi, con caratteristiche sempre diverse e così via, forse all’infinito. L’omologazione non è necessariamente una strada più facile da percorrere per questi fiumi, ne sono convinta. E internet aiuta a creare anche dei by-pass che complicano ulteriormente il quadro, creando reti sempre più fitte, con percorsi che deviano e intersecano quello principale.
Il volo può apparire un po’ pindarico, ma non è così male, con una ventata di ottimismo che di venerdì non guasta mai, pensare che il mondo sia percorso da fiumi di cambiamento e sia troppo grande per l’omologazione. Per dirla in altre parole, le solite: finché c’è rete (fluviale) c’è speranza.
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