Primavera
Eppure, ogni anno, i fiori di pesco mi incantano.
Eppure, ogni anno, i fiori di pesco mi incantano.
In città il ritorno del rombo dei motori è il rumore dell’autunno che incombe, o forse è solo il russare dell’estate caduta in letargo.
Increspò la superficie del lago, incurante specchio di un riflesso solitario.
Faceva lunghi fischi, aveva le panchine di legno, era un contenitore di sogni ambulanti.
E noi ci raccontavamo le storie, incredibili, che un giorno avremmo vissuto con quel treno.
Ma lui regalava i nostri sogni ai suoi ospiti, quando spariva all’orizzonte, e tornava il silenzio.
E noi, noi lo sapevamo, così continuavamo a sognare, perché tornasse ogni giorno.
Appese i propri sogni alle stelle e creò il buio per renderli splendenti.
E così che per il piacere di desiderarli trovò il modo di non dimenticarli mai.
Nere e acquattate come puntini di coccinelle, in attesa di volare via, verso la primavera.
La neve si accascia, appassisce e nel tempo di una rosa non è più lei.
La neve con estrema freddezza sferzava volti anonimi nella bianca oscurità, senza distinzioni, senza tregua, senza motivo.
La terra asciuga le lacrime della neve, ferita da un raggio di sole, inerme, per un destino immobile che non desiderava.
Errò per gli spazi enormi del cielo e morì per il calore di una mano tesa.
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