Parigi val bene una sosta, anche se il termine non è del tutto appropriato: a Parigi più che sostare… si cammina. Tutto poi per sfruttare i primi “pelouses” a tiro e magari comporre una parte del paesaggio per chi guarda dall’alto della Torre Eiffel (un pò arrugginita – per molti versi – ma sempre interessante con tutti quegli ingranaggi a vista).
Ovviamente non mancano i “calins gratuits”, davanti a Notre Dames: a quanto pare l’epidemia dell’abbraccio gratuito continua a propagarsi. Non tutte le manie vengono per nuocere…
Per il resto: quadri, monumenti, quadri, monumenti, quadri, monumenti (monumentali, ovviamente), quadri, monumenti, sculture, quadri, quadri, quadri, monumenti e… torte al cioccolato e fantastico té (a proposito… dove sono finite le sale da tè italiane????). E ovviamente turisti, soprattutto di quella forma che si dispone in lunghe code davanti agli ingressi degli edifici.
Un salto a La Villette, alla Cité des Sciences, per un pò di sana scienza. E devo dire che le mostre temporanee valgono il giro, speriamo che arrivino anche da noi. Interessante quella sulle nanotecnologie (a cui si deve questo filmato sulla ninfea che con le sue nanostrutture di superficie repelle l’acqua), anche se molto didascalica.
Peccato esserci arrivata ormai stremata e bisognosa di pelouses, perché la mostra Chager d’Ere era molto interessante (anche se ho visto tirar fuori qualche idea vecchia già abbandonata per infattibilità – ma magari chissà che ora non sia più infattibile…): ogni visitatore un eco-pass, utilizzato per rispondere a domande sui consumi e sullo sviluppo ecosostenibile, con tanto di calcolo della propria impronta biologica (qualcosa si può vedere anche dal sito – di cui c’è anche la versione inglese, si vede poco ma in alto a destra c’è la bandierina che permette di cambiare la lingua) e la possibilità di lasciare i propri messaggi sul tema in una banca dati digitale proiettata nella mostra e accessibile dal sito.
Dimenticavo: ovviamente non potevano mancare i baobab (quando meno te l’aspetti…).
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