Ha risposto sì, e solo perché era un bambino, perché se fosse stato un adulto, dalla faccia che ha fatto, avrebbe risposto piccato “ovviamente sì, che domande mi fai!”. Mentre buona parte degli adulti italiani ancora guardano con estremo sospetto il computer, confondendo desktop con laptop e wireless con internet, i bambini sanno già tutto. Come sia possibile tutto ciò resterà un mistero, ma è un fatto.
Erano loro i veri protagonisti stamattina a Firenze, durante la presentazione per la prima volta in Italia del progetto OLPC (one laptop per child) – l’idea annunciata da Negroponte nel 2005: un computer per 100 dollari, un computer per ogni bambino.
Presentazione per fortuna molto breve (siano lodati gli oratori sintetici!), tra un ooooh e l’altro dei bambini, Nicholas Negroponte ha espresso così la sua concezione del progetto: “con questo progetto avete l’opportunità di imparare ad imparare, di “think about thinking” (intraducibile…) che è molto diverso dal solo memorizzare ogni cosa o imparare fatti, è qualcosa che ha più a che fare con la passione, con il capire come fare a imparare”
Quindi, all’annuncio “bambini, avvicinatevi pure al laptop!” la terra ha tremato per qualche minuto, i bambini sono accorsi in massa verso quei simpatici oggetti bianchi e verdi (carini davvero, l’estetica è notevole) e da lì, chi ha dovuto farlo, ha avuto le sue difficoltà a trascinarli via; c’è riuscita solo un pò la curiosità: provato un pochino, si sono accorti che i grandi si perdevano in domande futili tipo “che tipo di connessione usa?”(802.11) o “ma la flashcard si può sostituire?”(no, è integrata, ma le usb non mancano), “esiste una community per lo sviluppo? come si può partecipare? (ovviamente sì)”, hanno provveduto loro con le domande “veramente” interessanti: ma posso andare su internet? e la chat funziona? ha anche la webcam? e i virus ce li ha? (!!!) Sono libero di andare su internet? Ma ci sono dei giochi? Ci posso caricare sopra dei programmi? e via discorrendo su questo tono, con minuscole pause di domande fatte dagli adulti.
La sostanza: il computer è indistruttibile a vederlo così, in modalità di lettura la batteria può durare 10 ore (funzione video senza retroilluminazione), è antipolvere (anche se ad un occhio attento non sono scappati due-tre punti a rischio polvere, ma è poca cosa), la tastiera di gomma morbida morbida, tutto arrotondato, dotato di maniglia, con caricabatteria anche solare e a manovella (non molto pratico forse, ma c’è), pesa meno di un kg, e ovviamente usa linux e ha preinstallati vari software didattici, tra cui anche alcuni per imparare a programmare (un phyton ammorbidito), supporta i pdf e i file flash (anche versioni open). L’interfaccia è di semplicissima navigazione, per lo più con tasti con disegni.
Nel concreto, il Comunedi Firenze ha siglato un accordo per comprarne 100 e da ieri è stato predisposto sul sito OPLC italiano il form per la richiesta (e questa è la vera novità: ora lo si può comprare anche in Italia e da privati cittadini): siccome l’organizzazione, per tenere così bassi i costi, accetta solo ordini di un certo livello, li raccoglie il punto di riferimento italiano, che fa l’ordine. Ma, assicurano, tra ieri e oggi sono già state fatte un bel numero di prenotazioni, per cui i tempi da loro stimati per chi vuole ordinarne uno (o più…) sono di un paio di mesi massimo. Il costo sui 134 euro a seconda del cambio, ma si paga in seguito non facendo l’ordine. Ovviamente per ogni laptop comprato, uno viene mandato ai bambini meno fortunati del terzo mondo.
Domanda lecita: perché uno dovrebbe preferire questo ad un eee pc della ASUS o analogo (perché stanno spuntando come funghi: oltre a quelli già segnalati come l’Elonex, vedere anche TangoX e Claudbook) che hanno in media prestazioni sicuramente superiori? Lasciando da parte l’impegno umanitario, che non ha prezzo e tolto l’Elonex con cui condivide molte cose (ma che comunque non è ancora in vendita), intanto per il costo: 140 euro contro circa 300 (e un pò di più). In secondo luogo perché è un laptop che nasce per i bambini, e l’idea che i grandi abbiano i loro computer e i piccoli un altro, adatto a loro per i contenuti, la forma e la resistenza, è tutt’altro che una cattiva idea. Un computer con cui i bambini possono essere lasciati soli a giocare esattamente come capita con le costruzioni (discorsi internet a parte, che andrebbe un pò approfondito, forse l’unico punto carente per ora). Un altro punto molto interessante è la rete mesh: questi laptop sono in grado di parlare tra loro attraverso una rete che non necessita di infrastrutture e che ha un range abbastanza ampio: per cui i bambini che hanno questi computer e non sono troppo lontani fisicamente (qualche centinaio di metri) possono chattere tra di loro senza passare per il web. Non male se si pensa ad un utilizzo a scuola dove le reti wireless potrebbero essere un problema (immaginiamo 300 bambini connessi in contemporanea alla stessa rete… ) e dove magari si vogliono fare attività collaborative senza dover necessariamente passare da internet.
Di certo quello che manca ancora è un’idea concreta di progetti per l’ingresso massivo nelle scuole e la necessità – a mio avviso – di implementare alcune funzioni affinché i competitors restino tali e il progetto possa decollare, a meno che non riceva un aiuto importante da parte degli enti pubblici.
Pensiero della giornata: mentre vedevo tante belle fotografie di classi in varie parti del mondo meno fortunate (asia, africa…) in cui tutti i bambini avevano un pc sul proprio banco, ho pensato chissà mai se una rivoluzione del genere (con questo o altro analogo) avverrà anche da noi un giorno o i nostri bambini continueranno a crescere pensando che il computer serve solo per chattare e per giocare ai Sims…
qui il sito del progetto
qui il sito italiano
qui dove ordinare
ps. tutto ciò sopra scritto non toglie che questo oggetto non sia di interesse per un adulto… tutt’altro… e, infatti, io il mio l’ho già ordinato…
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